In questo articolo:

  • Come far “fiorire” la leadership nel quotidiano
  • Ospite: Giampaolo Grossi, general manager di Starbucks Italy
  • La leadership attraverso la bellezza
  • La leadership generazionale
  • Soluzioni tra empatia ed oggettività
  • Il segreto per far fiorire la leadership

 

Come far fiorire la leadership?

È una bella giornata del mese di Maggio. Mentre sono seduto a scrivere questo articolo, dal mio studio do uno sguardo all’esterno: il mio balcone quest’anno è particolarmente curato e i colori ricordano quasi una fioritura di media montagna. Anche se sono a pochi metri dal mare.

Eppure, è incredibile, è soltanto un balcone su una cittadina di 40.000 abitanti.

C’è un ingrediente che potrebbe aver fatto la differenza: la scelta della qualità della terra. Non ero al corrente, fino a poco tempo fa, che esistono diverse qualità di terriccio.

Pensavo: la terra è terra. Semplificavo.

Gli altri anni acquistavo velocemente quella più commerciale, nei cui sacchi ho trovato a volte pezzetti di plastica. Ma ho fatto finta di niente.

Finché le piante non sono morte. Quasi tutte.

E poi ho scelto di passare alla terra migliore, a quella usata dai professionisti. E ho visto subito gli effetti.

 

La leadership che fiorisce

E così è anche nella leadership, quella attuale, quella capacità di gestione che punta a creare un ambiente di lavoro positivo, motivato, produttivo e, addirittura, felice.

Devi mettere una buona terra dall’inizio, giocare d’anticipo, altrimenti dopo ti tocca giocare di recupero, con i “concimi”, sperando che ti vada bene.

Tutti siamo d’accordo sul volere gruppi motivati, produttivi. Anzi no: non basta. Oggi non è più tempo soltanto di “best practice”, migliori pratiche. Oggi ci vuole gente creativa, che ha anche il coraggio di mettere in discussione quello che si è sempre fatto. E di proporlo con i modi giusti.

 

E lo sa bene Giampaolo Grossi, general manager di Starbucks Italy. Coffee-company leader nel settore.

Lui è molto attento alla bellezza delle cose e al fiorire delle persone.

 

In foto: Giampaolo Grossi, General Manager Starbucks Italy. Vietata la riproduzione non autorizzata.

La leadership fiorisce nella bellezza delle cose e delle persone

Io non so come vestirmi, anche se non sono proprio di “primo pelo” professionalmente. Per tanto tempo ho sempre curato a puntino il mio vestiario, mai troppo classico ma comunque elegante.

Ultimamente, invece, devo avere qualcosa di sportivo indosso, altrimenti non mi sento completamente me stesso. Cerco di mediare tra la cravatta e lo scarpone da trekking.

 

Però Giampaolo, è un gentleman, classe e gentilezza mi pervadono dal primo contatto. Nonostante la sua eleganza non mi sento a dis-agio, perché lui provvede subito a donare accoglienza.

La sua forza non arriva con l’autorità della sua posizione o con l’imperturbabilità del vecchio stereotipo di leader. Lui non predilige persone ossequiose, ma quelle con cui confrontarsi apertamente.

Bene, penso tra me e me. È ora di capire come il dott. Grossi intenda realmente la leadership, soprattutto nella pratica quotidiana.

Ne scrive tante di belle sui social. Ora però, con lui, voglio capire come declina certi principi nella pratica quotidiana.

 

Come far fiorire la leadership con i valori?

Eh si perché, vedete, i principi sono belli da enunciare e spesso mettono tutti d’accordo, almeno in prima istanza. Ma è il come li indirizziamo in comportamenti e atteggiamenti nel quotidiano che poi fa la differenza.

 

E se poi questi principi, queste parole, queste azioni sono allineate con i nostri valori, allora lì si sprigionano energie che contagiano.

E infatti Giampaolo, parlandomi della sua storia, mette spesso al centro i suoi valori personali, oltre che quelli dell’azienda.

 

“Mia nonna mi ha trasmesso la costanza e l’impegno. Sai come? Alzandosi tutti i giorni prima degli altri e facendoci la spremuta d’arancia. Ogni santo giorno. Ed io la osservavo“.

 

Dal campo di calcio al campo di caffè

A proposito di valori, come già successo in altre occasioni (vedi ad esempio: L’ Azienda non è una famiglia…o si? – Antonio Cecere (cecerecoaching.it)) scopriamo che un leader sviluppa alcuni dei suoi valori nella pratica sportiva.

Il dott. Grossi ha giocato nel calcio professionale, a vari livelli, spesso come centrocampista.

“Antonio, è lì che acquisisci il saper stare nel team, ti alleni a far fare goal. Quell’esperienza mi è servita per passare dal campo di calcio a quello del caffè”.

 

Nella foto: Giampaolo Grossi durante un evento con una parte del suo staff. Vietata la riproduzione non autorizzata.

 

La leadership che fiorisce: dal proprio “orto” alla “foresta”

Gestire decine e decine di persone (200 per l’esattezza) durante la pandemia richiede uno sforzo enorme. Parliamo di organizzazione, che c’entra sempre: è quella parte del lavoro che trasforma le buone intenzioni in realtà.

Giampaolo mi racconta che sin dall’inizio non è stata una passeggiata. Essendo l’azienda una multinazionale, ha dovuto lavorare sull’adattare la cultura organizzativa americana per riportarla in quella italiana.

“Le stesse procedure che funzionavano perfettamente negli USA, qui non andavano!”.

 

È stata una conferma questa, penso tra me e me, che nel mio percorso personale ho spostato sempre di più il focus dalle procedure al potenziale umano. E’ sempre sviluppo organizzativo, ma con prospettive differenti.

Servono entrambe, certo, ma gli italiani hanno le loro caratteristiche, anche regionali.

Qui a Giampaolo ho fatto una domanda specifica, perché la questione mi incuriosiva particolarmente.

Gli ho chiesto di farmi qualche esempio sulla sfida di riportare il format organizzativo americano in quello italiano/regionale. In cosa, in particolare, divergono? C’è anche qualcosa che invece li accomuna?

 

La risposta fa riflettere:

“Ho sempre pensato che per crescere nella vita si debba avere una sana vena imprenditoriale personale, quella grinta che ti permetta di fare un passo in più. Ho viaggiato molto e questo mi ha permesso di conoscere nuove culture, abitudini ed etnie. Il primo giorno che abbiamo assunto i primi 300 partner di Starbucks ho chiesto loro di approcciare al mondo del lavoro in modo diverso cioè di essere imprenditori di se stessi.

 

Nella mia personale esperienza newyorkese ho imparato che ero io ad avere bisogno della città e non NYC di me. Mi sono dovuto adattare alle loro abitudini, cambiando il mio approccio, e con flessibilità ho imparato a vedere le cose da punti di vista diversi.

In cosa divergono? Nell’accettazione altrui, nel rispetto e nei pregiudizi. La cultura italiana è molto più popolare e molto più chiusa mentalmente, spesso si sofferma a guardare solo il proprio orto senza capire che un’intera foresta ti può dare consapevolezza e lungimiranza.

 

Cosa le accomuna? La creatività e la caparbietà. Nelle situazioni in cui una persona abbia questi sentimenti i due mondi si uniscono creando un lavoro spettacolare fatto di mille colori diversi ma con intenti similari”.

 

 

Leadership situazionale? No…generazionale con ascolto, grazie

Uno dei primi modelli a cui si fa riferimento nella leadership è quello situazionale. È una buona teoria, ma molto criticata nell’applicabilità reale.

Giampaolo, infatti, va oltre e mi parla soprattutto di leadership generazionale: “Le generazioni stanno cambiando molto velocemente rispetto a 30 anni fa. Oggi lo spazio di tempo per il cambiamento generazionale si è ristretto tantissimo e questo richiede una forte attenzione nella relazione con gli altri a seconda dell’età.

Ci sono persone che approcciano al digital come parte integrante della propria vita e chi invece rimane legato a strumenti più tradizionali. Ma guardiamo all’ascolto. Molti hanno solo bisogno di essere ascoltati maggiormente perchè cresciuti in un’era dove la famiglia “imponeva”. Altri hanno bisogno di essere guidati nel voler comunicare, perchè l’ascolto lo considerano ovvio”.

 

Obiettivi comuni, con modalità diverse. La comunicazione poi, c’entra sempre. Giampaolo mi fa pensare che organizzazione e generazione fanno entrambe rima con comunicazione. Trovo questa idea della leadership generazionale molto aderente alla realtà.

 

 

La leadership che fiorisce tra le “spine”: empatia

Arriva un momento in cui in queste conversazioni che ho il piacere di avere con interlocutori a vario livello, pongo la questione di pensare a due tipi di soluzioni.

Chi segue questa rubrica sa di cosa parlo, ma lo riepilogo anche per gli altri.

Le “soluzioni che falliscono” sono quelle che agiscono sul “sintomo” e non sulla causa, sembrano veloci ed efficaci ma in realtà le questioni tornano, nel lungo termine, anche peggiorate. Ci sono poi le soluzioni, invece, che durano, che creano solidità.

A Giampaolo non ho evitato la questione “spinosa”, e lui ha accettato, ancora una volta, da grande gentleman di supportarmi nell’approfondimento.

L’empatia è la chiave di molte soluzioni ma se non impari a costruirla si può ritorcere contro di te.

L’empatia può essere attiva o passiva in base al proprio interlocutore. Attiva: quando entri in campo allo stesso livello emozionale con l’altra persona condividendo cose personali vissute e difficoltà che hai affrontato. Passiva: quando semplicemente dedichi tempo di qualità, con attenzione e dedizione nel semplice ascolto.

Non c’è un metodo preciso, devi imparare a capire quando usare l’una oppure l’altra. Come? Facendo pratica e raccogliendo feedback”.

 

Giampaolo ci condivide la sua esperienza ed è più specifico di tante cose un po’ idealistiche che si leggono sull’empatia. Poi sceglie di condividere un altro aspetto essenziale che impatta su tutto il resto.

(a proposito di empatia applicata nel management, potrebbe interessare: Comunicazione Empatica: un modello manageriale evoluto | Antonio Cecere (risorseumane-hr.it))

 

 

Come far fiorire la leadership? L’oggettività

Uno dei primi passi in una strategia di miglioramento organizzativo è quello di iniziare da sé stessi, anche se a volte può intimorire. In realtà, se superiamo questa paura iniziale, scopriamo quanto sia avvincente superare sé stessi. Giampaolo un giorno ha iniziato questo percorso.

“Andare avanti e vivere le proprie emozioni serve a consapevolizzarsi nel percorso.

Ovviamente tutto questo ha bisogno di gestione e ponderazione. A volte curi il momento ma la situazione non dura. C’è chi dà e chi riceve. Bisogna imparare a guardare oltre.

Come ho capito che potevo migliorare? Diventando più oggettivo nelle analisi e nelle riflessioni. Analizzare oggettivamente la situazione implica un maggiore distacco dalla realtà quotidiana.

La meta-osservazione allena le persone a non personalizzare tutto e ad osservarsi dall’esterno.

Questo approccio lo applico anche verso la customers experience per cercare di soddisfare il cliente, anche se in questo caso mi baso molto sulla personalizzazione dell’esperienza e non soltanto sull’oggettività del prodotto“.

 

In foto: Giampaolo Grossi. Vietata la riproduzione non autorizzata.

La leadership che fiorisce tra le note: conclusioni

Ci stiamo avvicinando alla conclusione di questo piccolo-grande viaggio che abbiamo fatto insieme a Giampaolo Grossi, general manager di Starbucks Italy.

Mentre concludo l’articolo, controllo gli appunti raccolti durante il nostro dialogo. Sono davvero tanti, ho visto in lui un interlocutore che aveva interesse non soltanto a raccontarsi autenticamente (che non è poco, anzi) ma anche a confrontarsi e a scambiare idee ed esperienze.

Mentre lo faccio ascolto un brano dei “Ley Line”, una band del Texas dalle sonorità suadenti che come tante altre ha dedicato l’ultimo anno, in mancanza della possibilità di fare musica dal vivo, alla composizione di nuovi brani e a rafforzare la loro unione.

Questa è stata la loro resilienza, il loro modo di continuare a fiorire.

Non è semplice per me scegliere altri passaggi di questa intensa conversazione, ma probabilmente quest’ultima affermazione di Giampaolo colpirà anche voi:

“Consulenti esterni, amici, mi hanno aiutato sicuramente nel percorso ma le risposte migliori le ho trovate nei mie spazi, in quelle note musicali che ispirandomi mi hanno fatto fiorire l’empatia il cui seme…era già dentro di me”.

 

 

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