Chi nella propria vita non ha mai avuto l’occasione di ricevere poco ascolto?
Se poi quello che stavamo dicendo era per noi davvero importante, il non essere ascoltati può produrre un senso di frustrazione, demotivare, oppure a volte spingere a ricorrere a modalità aggressive che possono sabotare la relazione con il nostro interlocutore.
Questo accade sia a livello personale che professionale.
Per fortuna nel coaching esiste un metodo per allenarsi all’ ascolto attivo: è un’abilità che ognuno può sviluppare e su cui far leva per avere relazioni soddisfacenti nella propria vita e nella propria attività lavorativa.
In questo articolo vediamo quelli che sono gli strumenti di base per sviluppare l’ascolto attivo. Ci ritorneremo poi anche in prossimi approfondimenti perché l’argomento davvero merita la massima importanza, e trova grande applicazione anche nello sviluppo professionale.
Partiamo dalla prima “A” del coaching: ACCOGLIENZA
Per poter ascoltare l’altro è necessario, innanzitutto, accoglierlo. Come si può fare?
Intanto, con l’assenza di giudizio. Se nella nostra mente si è già formata un’auto-conclusione il contenuto del nostro interlocutore ci arriverà distorto o non ci arriverà del tutto e la comunicazione sarà limitata. Per cui occorre esercitarsi ad avere una mente aperta ed esplorare continuamente i punti di vista degli altri.
Un altro fattore che facilità l’accoglienza è l’empatia, che nei fatti viene attivata quando almeno parzialmente assumiamo il punto di vista dell’altro e, oltre il contenuto delle parole, cerchiamo di capire anche l’emozione dell’altro che c’è dietro le quinte.
Se l’emozione di base è negativa, questa prevale sul contenuto. Questo vuol dire che ciò che stiamo ascoltando non è, in termini di parole, ciò che l’altro vorrebbe realmente dire…
Inoltre, non è possibile attivare una buona comunicazione senza un rapporto sereno con il tempo: la fretta di arrivare ad una conclusione, di mostrare la propria ragione o versione dei fatti è uno dei tipici casi in cui si finisce per non ascoltarsi.
La società attuale sembra imporre dei ritmi altamente dinamici per i quali è “normale” comunicare di fretta e senza verificare che il messaggio sia arrivato. E’ proprio questo il motivo che spesso rende difficile una cosa che potrebbe essere molto più semplice.
Anche perché non ascoltandosi il tempo si dilata in maniera improduttiva.
L’accoglienza di sè è un altro fattore fondamentale: difficile accogliere l’altro se prima non si accoglie se stessi.
Per accogliere sé stessi possiamo portare a consapevolezza i nostri pensieri, le nostre emozioni e le nostre reazioni.
Uno strumento pratico, tra i vari, è quello di registrare su un diario i momenti significativi di ogni incontro.
Infine un altro fattore fondamentale per sviluppare l’ascolto attivo: l’autentico interesse a ciò che l’altro dice: possiamo utilizzare tutte le tecniche che vogliamo, ma è il reale interesse verso ciò che l’altro ha da dire che fa sì che si senta realmente accettato e libero di far fluire il proprio contenuto. Per noi sarà motivo di arricchimento e di potenziamento personale.
Nel prossimo post sull’argomento approfondirò le tecniche specifiche per allenarsi, nella pratica di tutti i giorni, all’ascolto attivo.
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p.s. ho utilizzato l’immagine del Barbagianni nell’ascolto attivo come metafora: come puoi vedere questo rapace non ha orecchi, ma tutto il volto è un unico grande padiglione auricolare. Riesce a percepire un roditore anche a distanza di km.