Analizziamo il successo di Niko Romito: dal suo percorso da autodidatta a fondatore di una scuola di formazione alla scoperta del suo ingrediente segreto.

Avrai probabilmente letto o sentito la storia di Niko Romito, un cuoco abruzzese che è stato dichiarato il più grande chef italiano.

Per chi non è appassionato di cucina o non lavora nel settore probabilmente questa notizia potrebbe non risultare così eccezionale, eppure ci sono alcuni elementi che la rendono peculiare, degna di nota e di attenzione, e che hanno contribuito in maniera sostanziale al successo del cuoco.

Due parole su Niko Romito. Classe 1974, della provincia dell’Aquila, inizia la sua scalata al successo con la decisione di gestire la trattoria di famiglia. Ristorante, ma anche albergo e scuola di alta cucina per aspiranti chef, situato nell’ex monastero cinquecentesco di Casadonna a Castel di Sangro (AQ). Tre stelle Michelin nel 2013, Tre Forchette del Gambero Rosso e il titolo di miglior ristorante della Guida Ristoranti d’Italia del 2018.

 

Analizziamo il segreto del suo successo

In molti hanno raccontato la sua storia, le sue tecniche, i suoi traguardi; in questo articolo si vuole farlo in un’ottica differente, in un discorso che vada oltre i fattori legati alla cucina e a una professione senza dubbio difficile, di sacrificio, dalla lunga gavetta. Ci si vuole concentrare sull’individuo e sull’individualità, sull’importanza del credere e del valorizzare te stesso.

 

Da autodidatta a maestro

Chef autodidatta, una delle prime iniziative che ha realizzato è stata una scuola di Formazione di alto livello. Ha saputo non solo comprendere l’importanza di un’istruzione gastronomica adeguata (fattore che egli stesso ha sempre lamentato), non solo superare tale carenza, ma è riuscito a vestire i panni del maestro, forse ancora più affascinante e autorevole proprio perché si è formato da solo. Una volta realizzato il suo desiderio, ha saputo così creare un percorso didattico ideale, quello stesso del quale egli non ha mai potuto beneficiare, mettendo la sua grandissima esperienza al servizio dei suoi studenti. È un passaggio notevole, se ci pensi: un doppio salto mortale, il superamento di una mancanza e la capacità di trasformarla in punto di forza.

 

Una cultura trasversale

Niko Romito ha saputo unire la passione per la cucina con una cultura trasversale, capace di accontentare i palati più fini, ma “anche portare qualità in una mensa ospedaliera, dimostrando che l’alta cucina si può fare per tanti, se non per tutti, e con un progetto sostenibile”. Ci pensi? Essere ricoverato in ospedale e poter beneficiare dei pasti preparati dal più grande chef italiano! Una sfida incredibile, una vera rivoluzione.

 

Intelligenza nutrizionale e intelligenza emotiva

Il progetto di ristorazione collettiva ospedaliera si chiama “Intelligenza nutrizionale”, un titolo anch’esso geniale, che potrebbe richiamare il concetto di Intelligenza Emotiva, ovvero la capacità di percepire, riconoscere e utilizzare le emozioni, proprie e altrui, e la conseguente abilità di regolarle per promuovere una crescita personale.

L’intelligenza è al centro di tutto.  Parola estremamente difficile da definire, la si può considerare il “complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni […] e lo rendono insieme capace di adattarsi a situazioni nuove e di modificare la situazione stessa quando questa presenta ostacoli all’adattamento.” (fonte Treccani)

Un’altra definizione, quasi ribaltata: “la capacità […] di affrontare e risolvere con successo situazioni e problemi nuovi o sconosciuti; […] il complesso di tutte quelle facoltà di tipo cognitivo o emotivo che concorrono […] a tale capacità.” (fonte Wikipedia)

Entrambe le definizioni puntano l’accento su due capacità: modificare le situazioni e superare i problemi, che poi, se ci pensi, sono aspetti affini. Di fronte a una difficoltà, la strategia migliore pare essere proprio quella di trasformare la condizione stessa che ti ostacola e trovare soluzioni per il suo superamento.

 

Tecnica e metodo di lavoro

Se è vero che le capacità tecniche non si improvvisano, da cui l’importanza della Formazione, è altrettanto vero che le capacità si possono allenare. La creazione di un protocollo di gesti e procedure di lavoro porta alla familiarità, alla dimestichezza e in seguito alla naturalezza con cui compi un’azione. Si passa attraverso prove e analisi, studi e tentativi fino a definire il tuo metodo, quello vincente per te, nonché a una consapevolezza di tutto il percorso, svolto e da svolgere. Quando sai di avere a disposizione forze, risorse e idee, riesci anche a decidere come organizzarle e declinarle al meglio, renderle omogenee e funzionali l’una per l’altra. Per dirla con un linguaggio caro allo chef, mettere a punto un metodo di lavoro in cui ogni cosa alimenti l’altra.

 

Il Territorio

L’Abruzzo è, secondo l’Huffington Post, la quinta tra le migliori regioni al mondo in cui andare a vivere o ritirarsi in pensione. A convincere il quotidiano statunitense sono state le spiagge dorate, il mare e le montagne. A seconda della stagione si può sciare o fare il bagno. È una regione che ha molto e ora anche il migliore chef italiano! Pare quindi impossibile non valorizzarne le bellezze e i prodotti.

Inoltre l’importanza di un contesto positivo in cui un individuo nasce e cresce, la possibilità di confrontarsi con un ambiente propizio, il coinvolgimento in attività professionali, i legami familiari e personali sono variabili che favoriscono fortemente il benessere delle persone.

Una buona qualità della vita fa sì che un individuo sia facilitato nel raggiungimento dei propri scopi e dei propri traguardi, per non parlare del fatto che il sostegno diretto o indiretto del contesto ne amplificano la fiducia e la spinta verso mete e obiettivi, la cui realizzazione dà significato alla vita. Quindi ben venga la valorizzazione di una matrice locale nei piatti di Niko Romito, così come delle tradizioni culturali e sociali del territorio.

Foto tratta da abruzzoturismo.it

Sostanza e ancora sostanza

I due termini che definiscono meglio la filosofia gastronomica del ristorante Reale sono leggerezza e sapore. L’aspetto esteriore è curato nei minimi dettagli, ma non ne è la caratteristica principale. Cibi più gustosi e ricchi dal punto di vista nutrizionale e la diffusione della cultura alimentare e del benessere.

Perché questo ci piace?

Perché fa pensare a un organismo complesso e perfettamente coerente, dove il sapore diventa carattere, il gusto espressività e lo stile identità.

La ricerca del tuo percorso, pur nelle diverse applicazioni pratiche, è centrale e tale dovrebbe restare se vuoi poter creare un cammino individuale su misura per te, una strada verso la realizzazione tua e dei tuoi progetti, lo sviluppo delle tue potenzialità personali e professionali.

Sii essenziale, lineare, concentratissimo.

 

L’ingrediente segreto

“Cercavi l’ingrediente segreto e alla fine hai scoperto che l’ingrediente segreto sei tu.”
E se lo dice il migliore chef d’Italia…

 

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