(FONTE: ILNUOVOONLINE.IT)

A colloquio con Antonio Cecere, esperto di sviluppo organizzativo personale e aziendale e coach professionista

Riorganizzare la quotidianità per crescere e innovare

martedì 02 dicembre 2014, 18:29

Non possiamo non prendere atto che gli ultimi anni rappresentano un periodo di totale cambiamento su diversi fronti. Il fatto stesso, però, di parlare genericamente e continuamente di crisi non fa che alimentarla e scoraggiare ancora di più noi tutti. Abbiamo perciò scelto come redazione di fare degli approfondimenti specifici sul tema, cercando di fornire spunti e prospettive diverse, purché costruttive. In questa intervista parliamo con Antonio Cecere, esperto di sviluppo organizzativo personale e aziendale e coach professionista.

Il lavoro di tutti i giorni ti porta ad entrare in contatto con professionisti ed imprenditori sia a livello nazionale che locale, cosa c’è di nuovo?
“C’è un aspetto su tutti che credo sia importante evidenziare. Nonostante tutte le difficoltà che sappiamo, ci sono aziende anche molto piccole che stanno comunque tenendo bene, altre “addirittura” sono in forte crescita.”

Stai parlando di specifici settori?
“Sicuramente ci sono settori che sono stati più colpiti di altri, ma la risposta è no. La questione riguarda molteplici settori, e non necessariamente quelli che puntano al mercato estero. Certo, quest’ultima sarebbe un’opportunità da cogliere, per molti. Ma possiamo trovare aziende virtuose in diversi ambiti del mercato locale”.

C’è qualcosa che accomuna questi imprenditori rispetto alla media?
“Si, più di una cosa. Ho potuto constatare, in particolare negli ultimi due anni, che gli imprenditori che crescono hanno dei tratti in comune. Può sembrare paradossale, lo so, ma non dipende molto dal settore o dal prodotto, ma principalmente da attitudini, atteggiamenti, qualità personali dell’imprenditore e dei suoi collaboratori. “

Ci puoi fare qualche esempio concreto?
Gli imprenditori che crescono hanno la convinzione che buona parte dei loro risultati dipende dalle loro azioni o non azioni, dalla loro crescita personale e dei propri collaboratori. Ecco questa è l’essenza, più che pensare alla crisi si concentrano su cosa possono fare meglio e di nuovo, senza restare legati ai risultati del passato. Per questo hanno la convinzione che investendo del tempo nel riflettere, creare e riorganizzare le cose sia una delle più proficue attività da fare, specialmente oggi.”

È solo questa la differenza?
In realtà ci sono diversi fattori, ci vorrebbe molto tempo per approfondirli tutti, per cui cercherò di sintetizzare; tornando a prima, quindi, non solo ci credono…ma si sforzano di farlo. Questa considerazione è tanto sottile quanto fondamentale, mi spiego meglio: il fatto di aver capito che bisogna fare delle cose o farle meglio, riorganizzarsi e quant’altro, non vuol dire che “automaticamente” queste cose accadranno. Se non abbiamo un metodo attuativo che rivediamo e miglioriamo continuamente, le nostre intenzioni si disperderanno nel tran-tran quotidiano fatto di mille cose da fare, più o meno utili. Inoltre dobbiamo evitare di scoraggiarci se non vediamo subito risultati; molte strategie richiedono del tempo ma lavorano in profondità. ”

Mi stai dicendo che anziché correre sempre bisogna fermarsi a riflettere…
“Si, questo è uno degli aspetti. Il nostro organismo reagisce con resistenza a tutto ciò che è nuovo rispetto alle consuetudini, per cui se non abbiamo dei momenti per rivedere la giornata e capire cosa sta succedendo, rischiamo di stare sempre in “automatico” e di arenare, anziché avanzare. Poi gli imprevisti si potranno verificare, ma impatteranno meno, in questo modo.  E’ come se volessimo andare a scalare in vetta la Majella: se abbiamo preparato il percorso, programmato le pause e i rifornimenti e siamo sufficientemente allenati, aumenteremo le probabilità che quella scalata abbia successo e che torniamo pure indietro sani, salvi e rafforzati. Ma se invece prendiamo, partiamo e pensiamo solo di dover arrivare il prima possibile, prima o poi la stanchezza prevarrà sulla lucidità e ci potremmo ritrovare in un dirupo dal quale tentare di risalire. Allo stesso modo se restiamo completamente fermi e non prendiamo una direzione arriverà la notte e il freddo”.

Rispetto alla crescita economica della singola attività, questi principi come si possono applicare?
Faccio un altro esempio. Una cultura basata unicamente sull’efficienza, ci fa pensare: “Oggi ho fatto tante cose, quindi sono moralmente ok. Ho fatto il mio dovere. Se ci sono stati nuovi risultati, bene. Se non ci sono stati, dipende dalla circostanze perché io ho già fatto tanto. Il primo che mi dice che dovrei fare qualcosa di diverso non sa di cosa parla. Sono il primo ad entrare in azienda e l’ultimo ad uscire, ci mancherebbe che qualcuno ha qualcosa da ridire. Una persona che invece è più allenata a verificare l’efficacia, si chiede: “Cosa ho fatto di buono oggi? Cosa si può migliorare? Quali saranno i prossimi passi? Quali abilità devo rafforzare? “. Riuscite a percepire la sostanziale differenza?

E poi?
Un altro aspetto che facilita i risultati è quello di avere una visione sistemica. Ovvero verificare in che contesto di relazioni e ambiente ci muoviamo. Normalmente non operiamo da soli, ma influenziamo gli altri e ne veniamo influenzati. Quindi ragionare a compartimenti stagni non è decisamente efficace. Quello che fanno questi imprenditori virtuosi  è anche scegliere di avere relazioni sinergiche, di creare nuove connessioni con altri professionisti e imprese; di puntare quindi ad avere relazioni propositive con tutti gli attori del mercato. 

Perché in molti tentano, ma con risultati non soddisfacenti?
Di solito il motivo principale è che siamo stati abituati ad esercitare questi principi puntando su atteggiamenti superficiali; ma per scaturire un sincero interesse verso gli altri, in quest’epoca di sfiducia diffusa, c’è bisogno di maggiore autenticità e integrità. Ricostruire o potenziare il livello di fiducia, iniziando da se stessi, è il vero lavoro dei leader aziendali di oggi. La notizia positiva è che sono qualità che già abbiamo, seppur “inquinate” dalle abitudini mentali e culturali degli ultimi decenni;  lavorandoci possiamo tranquillamente ripulire le erbacce e puntare ad essere di nuovo il meglio… di quello che già siamo.

In definitiva, cosa ti senti di consigliare ai nostri lettori?
“Propongo delle domande su cui allenarsi. Ecco, nei prossimi giorni, prendendoci del tempo per riflettere sulla nostra attività, riflettiamo senza giudicarci; cercando di essere obiettivi chiediamoci:
1. Cosa sto facendo, che già facevo, che funziona ancora?
2. Cosa sto facendo che invece non funziona più?
3. Cosa posso fare meglio e/o di nuovo?
4. Chi posso coinvolgere in questo per facilitarmi?
5. Quali sono le due convinzioni personali che, cambiate subito, mi farebbero andare avanti con più fiducia?
6. Come posso infondere un livello di fiducia maggiore negli altri?
Rispondere a queste domande è un buon esercizio per aprirsi a nuove possibilità, purché si decida poi di passare all’azione. Niente è semplice soprattutto se non si inizia. Al termine di questa riflessione, condividiamola con un “alleato”, confrontandoci in maniera aperta e positiva. E magari mettiamo un titolo a questo lavoro, utilizzando un aforisma. Ci aiuta a fissare intimamente ciò che emerso. In quest’occasione, me ne viene in mente uno che mi piace molto: “Fai una scelta perché giusta, non perché è popolare” .

Sull’autore: Antonio Cecere, classe 1976, è coach professionista e trainer nello sviluppo organizzativo personale e aziendale. Ricerca e sviluppa metodi per facilitare i risultati di persone e imprenditori, facendo leva sulle potenzialità di ogni individuo e su strategie di organizzazione efficace. Dal 2012 studia e pratica l’evidence-based coaching (coaching su base scientifica) e ad oggi rappresenta per l’Abruzzo l’Associazione Italiana Coach Professionisti. (web: www.cecerecoaching.it).