Azienda umanistica: come rilanciare la crescita aziendale. Il dialogo nei racconti d’impresa – episodio n.1

 

Trovare soluzioni per rilanciare la crescita aziendale. È questo l’assillo che governa le tue giornate? A prescindere dalle dimensioni del tuo business, se sei un imprenditore, è probabile che sia così.

Quante ricerche hai fatto online? Quante volte ti sei perso in un mare di informazioni che si è presto trasformato in uno tsunami cognitivo incontrollabile? Hai bisogno di un focus preciso, di strategie che possano calzare alla perfezione con le tue necessita.

E invece? Ti sei trovato perso in un mare di “etichette” che identificano contenitori di soluzioni dal contenuto non sempre chiaro.

Avrai sentito spesso il termine “umanistico” associato alle strategie di coaching per le aziende e i professionisti. Sono nate scuole e teorie attorno a questa parola. Sembra essere diventata di moda improvvisamente. Perché abbiamo bisogno di un approccio a noi stessi, alla nostra azienda e al nostro business che sia – umanistico?

Rispondiamo insieme a questo quesito. Vediamo in cosa consiste un’azienda umanistica e perché potrebbe rivelarsi la mano che spinge la leva per rilanciare la crescita aziendale.

Mario e Simona: imprenditori e l’approccio umanistico per la crescita aziendale

 

Per evitare di cadere nella tentazione di crearti confusione, contribuendo alla nascita di altre etichette, vorrei spiegarti il mio punto di vista usando un dialogo a cui ho assistito.

A parlare sono due imprenditori, Mario e Simona, entrambi proprietari di aziende. Hanno deciso d’incontrarsi periodicamente, perché i loro confronti si dimostrano piacevoli e produttivi. Occasioni costruttive per dare slancio a nuove idee e spunti creativi per la crescita aziendale.

Cosa vuol dire azienda umanistica e perché è essenziale per la crescita aziendale?

 

È questo l’argomento del giorno che Simona propone a Mario. Il bar dove si trovano è elegante e raffinato. All’esterno della vetrata si intravedono una piscina e un campo da golf. In effetti, il bar fa parte di un Hotel Business gradito da chi viaggia per lavoro ed è molto ricercato.

I nostri due imprenditori si salutano con calore. Simona, come se faticasse a trattenere l’ansia, esplode subito: “Mario, ma lo stai applicando l‘approccio umanistico alla tua azienda?”

Mario, già infastidito dai baffi ispidi che gli pungevano le labbra, si preparò con una smorfia e le rispose: “Simona, cara mia, io sono già troppo buono con i miei dipendenti, la mia è un’azienda umanistica, se è quello che intendi.”

Simona, con tono quasi materno: “Mario, non si tratta di questo, ma di una visione molto più ampia. Riguarda nuove metodologie che puoi applicare in vari ambiti della tua azienda, a partire da te stesso. Io sono davvero entusiasta di questo nuovo approccio.”

Mario è un imprenditore di “mentalità aperta”, ma la sua modalità è quella di partire un po’ scettico, per mettere alla prova il suo interlocutore. Quindi, bonariamente le risponde: “Vuoi farmi diventare, come a Cucinelli?”

Simona, dopo una breve risata, gli strizza l’occhio e risponde: “Perché? ti dispiacerebbe? Ascolta, te ne parlo meglio, perché credo sia importante. La visione di un’azienda umanistica ti permette di applicare strategie per rilanciare la crescita aziendale.”

Simona è decisa a convincere Mario: “In sostanza orientare l’azienda a un approccio umanistico vuol dire tenere conto delle discipline e delle scienze che studiano l’uomo. Negli ultimi anni, hanno fatto diversi passi avanti, ma la confusione prodotta dalla mole d’informazioni online pone nell’ombra le cose essenziali.”

Un’azienda umanistica offre l’ambiente e le risorse giuste per aumentare la produttività

 

Mario vorrebbe interrompere Simona, per replicare, ma vede la convinzione negli occhi dell’amica. Così, Simona prosegue: “Applicare un approccio umanistico vuol dire prendere le teorie scientifiche e usarle nel quotidiano. Se lo fai in modo strutturato e sistematico producono effetti positivi sia sul clima aziendale che sulla produttività.”

Mario, replica subito: “Fammi qualche esempio pratico.”

Simona sembrava aspettarsi quella domanda: “Beh, per esempio, io ho rimesso al centro il fattore fiducia. Ho capito che quando è alta, l’azienda scorre come un fiume in piena, mentre quando si abbassa, a volte per mancanza di comunicazione, vedo che tutto si rallenta. Appaiono ostacoli e attriti. Per il momento sto provando a fare degli incontri individuali con le persone.”

Ora, Mario è perplesso: “Quindi, li incontri e gli parli di avere fiducia?”

Simona prosegue spedita: “Questo è quello che facevo prima. Poi ho capito che così non funzionava. Veniva percepita come una sorta di predica: una paternale. Oggi, non parlo io, negli incontri faccio solo qualche domanda, per stimolare il collaboratore, così ragiona di testa sua. Non voglio che esegua degli ordini come un robot; questo lo responsabilizza.”

“Un approccio umanistico è il mezzo per la crescita aziendale e della leadership.”

 

Mario sembra convincersi: “Interessante, ma un’azienda umanistica è focalizzata sui dipendenti?”

Simona: “No, quella è una parte importante, ma in realtà ti fornisce una serie di linee guida da trasformare in azioni quotidiane. Influiscono anche sul self-management, per gestire meglio se stessi. Quando sei a capo di un’organizzazione, sai quant’è importante dare l’esempio, no?”

Un’azienda umanistica ha il giusto approccio per vincere sul mercato

 

Simona è convinta ed entusiasta. Mario la lascia proseguire. Nelle parole dell’amica sembra ritrovare spunti di alcune idee che gli gironzolavano in testa.

Simona prosegue incalzante: “E poi ti rende più attraente per il mercato e la società. Eh, sì. Un’azienda umanistica è fatta di persone propositive, che cercano modi innovativi di comunicare, sia tra loro che verso i clienti. Non si tratta solo di relazioni, ma anche di lavorare sui – nuovi bisogni dei clienti – che sono spesso emotivi e vanno oltre il prodotto e il servizio che forniamo.”

Gli occhi di Mario si accendono di una consapevolezza che prima tardava a concretizzarsi: “Guarda, ora che me lo spieghi, ti dico che è molto interessante. Sono concetti che possono permettermi di attuare alcune idee che volevo portare in azienda.”

Il dialogo tra i due prosegue ancora. Poi, poco prima di pranzo, mentre la loro chiacchierata volge al termine, Simona mostra a Mario alcuni appunti, che sta preparando per un progetto: L’azienda umanistica in pillole.

Le slide di Simona sembrano aver impressionato Mario, che si mette a leggerle con interesse:

  • Voglio un’azienda umanistica. E voi?
  • Differenze tra annunciare un’azienda umanistica ed…esserlo: parliamone (idee strumenti e metodi).
  • Benefici e vantaggi per noi come persone e professionisti.
  • Quali sono i nuovi bisogni dei clienti? Lavoriamoci su.
  • Da dove possiamo iniziare? Con quali azioni concrete?

Ora, tralasciamo il resto del dialogo tra Simona e Mario, tornerà utile per rispondere ad altri quesiti che, sono sicuro, avrai iniziato a porti. Dunque, raccogliamo il succo di questa chiacchierata.

L’azienda umanistica è l’opportunità che aspettavi per rilanciare la crescita aziendale

Il dialogo, a cui abbiamo appena assistito assieme, ha risvegliato in Mario la consapevolezza che Simona abbia ragione. L’orientamento umanistico è una grande opportunità, per rilanciare la crescita aziendale e vivere il proprio business con maggiore consapevolezza. Aiuta a comprendere l’evoluzione continua dei bisogni e delle soluzioni richieste dal mercato.

Un’azienda umanistica segue delle linee guida che ti offrono l’occasione per sentirti più sicuro e appagato dall’impegno che metti nel tuo lavoro.

Ora, puoi aspettare il prossimo articolo e vedere come proseguono gli incontri tra Simona e Mario, oppure puoi decidere di approfondire subito. Contattami e parliamone insieme. Sono sicuro che sarà una chiacchierata stimolante per entrambi.

Iniziare a comprendere la realtà di un’azienda umanistica e applicare questo metodo alle tue attività imprenditoriali, potrebbe dare inizio alla svolta che bramavi di trovare online. Puoi smettere di farti fagocitare in quei contenitori pieni di etichette incomprensibili, che ti lasciano sempre a un passo dal capire.