Abbiamo già visto che il principale nemico della nostra motivazione siamo noi stessi quando finiamo per dare credito ad un modo di pensare e intendere soggettivo e limitante, senza fare nulla per metterlo in discussione.

Un altro aspetto sul quale questo post vuole offrire uno spunto per riflettere, è il fatto che tale atteggiamento può costituire una forma di autosabotaggio, cioè un meccanismo interiore che porta al fallimento dei buoni propositi, limitando l’energia e l’impegno che riusciamo a mobilitare in una certa attività o nel perseguimento di determinati obiettivi.

Essendo un meccanismo di autolimitazione è importante capire quale è il suo scopo e come funziona perchè una consapevolezza in tal senso può esserci di aiuto nell’identificarlo e nel comprenderlo e, quindi, meno propensi ad agire per automatismi.

In generale, lo scopo degli autosabotaggi è quello di preservare quella immagine di se che va sotto il nome di autostima e che costituisce la percezione generale del proprio valore come persona.

Un autosabotaggio opera sia come fattore di riequilibrio che come alibi in relazione al buon esito di ciò che si persegue: infatti, in caso di fallimento l’ostacolo può offrire una scusa per salvaguardare la propria immagine (es. era troppo difficile, ho avuto poco tempo a disposizione, ecc…), mentre in caso di successo l’autostima non solo è salva ma può essere aumentata.

Esempi di manifestazioni di autosabotaggio sono il rimandare le azioni da compiere, lo stabilire obiettivi troppo riduttivi o, addirittura, impossibili da raggiungere, il rinunciare a prendere decisioniper la paura di sbagliare, la tendenza al perfezionismo, l’insicurezza, il bisogno diconferme e, in generale, tutto ciò che può compromettere l’efficacia e l’efficienza di una decisione e di una prestazione, abbassando le probabilità di riuscita e fornendo, al tempo stesso, un alibi in caso di fallimento; questo alibi finisce per trasferire alle circostanze esterne una responsabilità che, invece, origina da se stessi e dalle proprie scelte, anche se poco consapevoli.

Dunque gli autosabotaggi possono limitare indirettamente la nostra capacità di prendere decisioni e di metterle in atto, influendo sulla motivazione e, in particolare, sugli aspetti dell’autoefficacia e della volontà.

Nel primo caso l’influenza negativa può manifestarsi mediante azioni che, a loro volta, scaturiscono da modi di pensare e di intendere noi stessi e la realtà circostante poco funzionali.

Facciamo l’esempio di una persona intenzionata a diventare uno scrittore che comincia ad impegnarsi in questo campo, seguendo corsi, studiando e cominciando a scrivere qualcosa di suo; se si tratta di una attività in cui non si è mai cimentata prima, probabilmente incontrerà all’inizio molte difficoltà, ostacoli e resistenze al cambiamento del tutto naturali.

Ma se tale persona, prendendo spunto dalle difficoltà, comincia a interpretarle in modo bloccante – ad esempio attraverso pensieri del tipo “Non ce la farò mai a diventare uno scrittore”, “è troppo difficile per me”, ecc., di fatto sta dando inizio, senza saperlo, ad un processo di autosabotaggio interno che mette a rischio la sua decisione di impegnarsi in questo campo.

Se tale comportamento si protrae nel tempo, la motivazione ne risentirà e, gradualmente, l’energia e l’impegno che potevano essere profusi si ridurranno fino a scomparire, dando vita nel frattempo ad una serie di comportamenti sintomatici come rimandare gli impegni, agire in modo svogliato, rinunciare, ecc…

Alla fine, questa persona tenderà a “giustificarsi” trasferendo la responsabilità di quanto accaduto all’esterno – ad esempio alle “eccessive” difficoltà incontrate; però, anche se le sembrerà di non essere responsabile e di aver salvato la faccia, questo suo comportamento potrebbe intaccare il suo senso di efficacia e di responsabilità e limitare la possibilità di fare esperienze significative, sommandosi eventualmente ad altri effetti analoghi derivanti da comportamenti simili avuti in passato.

 

Naturalmente va detto che è impossibile ricorrere a delle generalizzazioni anche perchè vi possono essere dei casi in cui un autosabotaggio può in realtà essere un bene, come nel caso in cui esso impedisca ad una persona di fare qualcosa che non è adatto a lei.

L’altro aspetto sul quale gli autosabotaggi influiscono è quello della volontà; anche qui possono esserci delle “trappole” mentali, tra cui, probabilmente, le più subdole sono quelle costituite dalle aspettative, a partire da quelle relative alle difficoltà ed al disagio.

A tale proposito pare che dal punto di vista della volontà sia deleterio approcciare obiettivi od esperienze, specie se nuovi e sfidanti, con un atteggiamento ispirato ad una illusoria speranza o ad una eccessiva positività perchè questo può portare ad un calo considerevole della volontà quando ci si imbatte nei disagi, nelle difficoltà e negli ostacoli, anche rilevanti che è invece possibile incontrare sulla propria strada.

Lo stesso effetto si può produrre dando eccessivo spazio a quella abitudine fastidiosa che consiste nel dare la “colpa” dei nostri errori o “fallimenti” a circostanze esterne o al passato.

Purtroppo l’aspetto più complicato degli autosabotaggi è il fatto che sono generalmente inconsci, il che li rende difficili da cogliere; tuttavia, attraverso il coaching, una persona può essere aiutata ad acquisire una maggiore consapevolezza di tali meccanismi e a scegliere le strategie più efficaci e funzionali per controbilanciarli e potenziare così la propria capacità di prendere decisioni e di agire.

 

Antonio Cecere, Organizer Coach accreditato AICP.
Supporto personalmente piccoli e medi imprenditori, manager, sales account che vogliono sfruttare meglio le proprie risorse e motivazioni personali, umane e manageriali, canalizzandole in obiettivi gratificanti e autorealizzanti. Ho lavorato con successo anche con persone e professionisti per un cambio o sviluppo della carriera. Sono scelto da chi ama  l’idea di mettere in equilibrio gli aspetti  evolutivi del proprio carattere con la propria capacità di auto-organizzarsi e progettare pragmaticamente.