Essere un buon capo? E’ un tema di cui si è probabilmente scritto molto e di cui hanno parlato persone molto autorevoli. Ma oggi voglio condividere con te una esperienza personale fatta con un mio cliente.

E’ un caso che riguarda anche aspetti di sviluppo della leadership. E spero che queste informazioni possano esserti utili.

Un giorno di Ottobre ero con un cliente che chiamerò Luigi per questioni di riservatezza. Luigi è il titolare di una azienda manifatturiera di cui ha ereditato la gestione che porta avanti con determinazione e un forte interesse per l’innovazione.

Quel giorno Luigi era particolarmente infastidito dal fatto di non essere riuscito a risolvere alcuni problemi con uno dei suoi collaboratori. Si trattava di una questione di autonomia e responsabilità che coinvolgeva una persona sulla quale aveva investito molto, sia a livello personale che professionale.

Essere un buon capo: libera la tua creatività

Di comune accordo decidemmo di fare una sessione di coaching fuori dall’ordinario, cioè fuori dalle consuete “quattro mura” tra le quali la maggior parte di noi trascorre la propria giornata lavorativa; scegliemmo infatti di stare a contatto con la natura.

Così in una giornata dal sapore e dal clima tipicamente autunnali, ci avventurammo su un percorso escursionistico nel circondario della Majella (Abruzzo) che conoscevamo entrambi.

Mentre camminavamo ponevo a Luigi delle domande aperte e senza pregiudizi per stimolarlo. E il suo iniziale fastidio cedeva il passo ad una maggiore consapevolezza dei propri bisogni.

Il suo dire si faceva via via più specifico e l’interazione tra noi evolveva, di pari passo con il paesaggio, il percorso e i faggi che ci passavano accanto.

Ci fermammo per fare una pausa e ristorarci e scorgemmo una parte del fiume Orfento particolarmente rapido e possente in quel tratto.

In quel preciso momento nel mio cliente si fece strada la domanda che lo avrebbe portato alla soluzione dell’enigma. La domanda riguardava la possibilità di rimettere al centro bisogni e valori.

Luigi voleva comunicare e condividere meglio i suoi bisogni. Ma, al tempo stesso, voleva anche prestare ascolto e comprendere meglio i bisogni del suo collaboratore.

In poche parole voleva spostare il fulcro del rapporto da un mero accordo ad una alleanza duratura. E così poi è stato e Luigi è addirittura diventato un esperto di colloqui con i suoi collaboratori che ha trasformato in una pratica quotidiana di grande beneficio.

Cosa ha aiutato il mio cliente a ritrovare lo slancio per uscire da una situazione di stallo che infastidiva lui e frustrava il suo collaboratore?

Essere un buon capo? Esci dalla quotidianità

I nostri problemi sono anche il frutto del nostro solito modo di pensare e di agire. Se rimaniamo confinati nella nostra quotidianità, fatta dei soliti pensieri ed azioni, rischiamo di non riuscire a cogliere quella prospettiva più ampia che ci permette di risolvere le questioni dalle quali siamo presi.

E’ quello che è accaduto con Luigi: lui ha innanzitutto fatto la scelta di ritagliarsi del tempo in uno spazio fuori dall’ordinario, a contatto con la natura.

Ha scelto di affrontare la questione con il supporto del coaching e della formazione all’interno di un contesto da “camminata con un amico” in montagna. E questo ha probabilmente predisposto la sua mente ad una maggiore apertura.

 

La consapevolezza per essere un buon capo

Un altro aspetto riguarda la consapevolezza dei propri bisogni: se non sono consapevole dei miei bisogni come posso relazionarmi correttamente con l’altro? Direi che è molto difficile.

Nel momento in cui Luigi è diventato pienamente consapevole dei suoi bisogni ne ha compreso l’importanza e si è fatta strada in lui anche la scelta di andare verso il suo collaboratore ed ascoltare le sue esigenze.

In effetti, la consapevolezza dei propri bisogni aiuta a costruire un senso di maggior fiducia e sicurezza non solo verso se stessi ma anche verso gli altri. E questo si riflette anche sulla leadership.

Essere un buon capo? Rimetti al centro i tuoi valori

A volte ci dimentichiamo o non siamo del tutto consapevoli dell’influenza che hanno su di noi i nostri valori. Quando ci sentiamo “in stallo”, ricordarci dei nostri valori può essere utile per comprendere in che direzione vogliamo muoverci.

Infatti i valori in cui crediamo ci danno anche un forte senso di motivazione, integrità e fiducia e, se ci facciamo caso, potremo notare che spesso coinvolgono le persone che ci circondano e il rapporto che abbiamo con loro.

E’ quello che è accaduto a Luigi: la sua scelta di rimettere al centro valori come l’ascolto, il dialogo, la collaborazione e l’empatia, gli ha permesso di rapportarsi meglio all’altro, di ascoltare e comunicare con più efficacia e di essere meglio compreso ed apprezzato. Il tutto canalizzato in un accordo chiaro sugli aspetti decisivi della collaborazione e sulla base di un piano d’azione monitorato da entrambe le parti con un vero e proprio calendario di incontri condiviso.

La sua leadership, così come il suo rapporto con i suoi collaboratori ne hanno tratto un grande beneficio.

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